Che ora è...nel mondo?

venerdì 17 ottobre 2008

Ecco la traduzione

Come promesso, eccovi la traduzione del brano pubblicato alcuni giorni fa e tratto dal calendario in vernacolo “Cantu te caddhuzzu” Il titolo “lu cofunu”, che preferisco non tradurre, sta ad indicare il grande recipiente di terracotta nel quale veniva adagiato il bucato, nonché il tipico lavaggio che veniva eseguito.
Lu cofunu
Quando ancora la lavatrice non esisteva, il bucato si faceva a mano, nella cosiddetta “pila”. Per far venire le robe più pulite (specie la biancheria), dopo averle lavate con acqua e sapone, le si mettevano in un grande recipiente di terracotta (lu cofunu) e le si coprivano con un telo, detto a Gallipoli “cennaraturu”, perché veniva cosparso di cenere, che era il detersivo di allora. Oggi, alcune ditte di detersivi la stanno usando nuovamente perché si sono accorte che era efficace. Insieme alla cenere, venivano messe delle bucce d’arancia, che servivano a profumare la biancheria. Poi, con un pentolone, veniva versata su l’acqua bollente. Il recipiente di terracotta, che aveva un buco nella parte inferiore, stava appoggiato su una panca ed era sistemato un po’ sporgente, in modo che il foro cadesse all’esterno. L’acqua bollente penetrava attraverso il telo, lavava la biancheria, usciva attraverso il buco e andava a raccogliersi in un’anfora opportunamente collocata sotto di esso. Si facevano cinque o sei risciacqui (le “quatare”) con l’acqua bollente. Per non perdere il conto, dopo ognuno di essi veniva fatto un segno con il carbone sul recipiente stesso. L’ultimo risciacquo era chiamato dialettalmente “passata”: in acqua venivano disciolti dei pezzi di sapone e veniva tappato il buco sottostante, affinché l’accqua e sapone restasse all’interno. Il bucato era quindi lasciato in ammollo per una nottata e il giorno seguente veniva risciacquato con acqua fresca, prima di essere steso al sole.
Il calendario 2009 sarà pronto fra poco e forse, per la prima volta, insieme ad esso verranno pubblicate delle agendine, anch'eese in vernacolo. Se vi piacciono le radizioni popolari non mancate di acquistarli!!1

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