Che ora è...nel mondo?

venerdì 31 luglio 2009

Cappella di S. Cristina ... Ecco la traduzione

Allora siete riusciti a tradurre il post pubblicato otto giorni fa, riguadante la chiesetta di S. Cristina in Gallipoli? Per chi non ci fosse riuscito ecco, come promesso, la traduzione.

Una chiesetta che è tutta un miracolo

Testimone del miracolo è la chiesetta di S. Cristina sita in piazza Aldo Moro, nelle vicinanze della chiesa del Canneto e del ponte seicentesco che delimita il braccio di mare denominato dai gallipolini "mare piccinnu". Fu lì che i gallipolini fecero il triduo di prghiera per ringraziare Santa Cristina, che aveva salvato la città dal colera. Ma dovete sapere che in quel tempo la cappella non era usata come chiesa poichè era stata sconsacrata due o tre secoli prima. Se volete che ve la dica tutta, in quel periodo l'aveva in locazione mastro Lorenzo Leo, un vecchietto tanto svelto e tanto perbene, che ammazzava lì il suo tempo costruendo arnesi per la pesca e presepi di conchiglie. Ogni tanto s'incontrava con qualche suo amico, come lui amante del mare e gli offriva un bicchierino di rosolio, spacciandolo per liquore inglese. Ebbene, questa chiesetta è tutta un miracolo! Lo potrete capire da voi da ciò che vi racconteremo.

Incominciamo col dire che la cappella è una delle più antiche costruzioni di Gallipoli; secoli di storia trascorsi in un posto tanto bello ma tanto esposto ai venti e alle mareggiate: logorata dalla salsedine, scossa dal libeccio e dalla tramontana, dal levante e dal maestro-ponente. Quandu fu costruita, la banchina non c’era ancora e il mare la circondava da tre parti, s'insinuava fra gli scogli e penetrava nelle fondamenta. Così restò fino alla fine dell'ottocento. Quando si scatenava la tempesta, pareva dovesse crollare da un momento all'altro, ma alla fine restava sempre in piedi. In tanti anni di storia, il mare aveva demolito tanti fabbricati, aveva divorato le mura di cinta del paese, aveva addirittura stravolto il profilo della costa (come dimostrano documenti certi), ma le mura della chiesetta non avevano riportato neppure un danno. Per questo i gallipolini vedevano su di essa la mano della Santa e dopo tanti anni che era sconsacrata la chiamavano ancora “Chiesa di S. Cristina”.

Sette secoli di storia

La cappella di S. Cristina è una costruzione semplice povera, proprio come la gente che la costruì: i pescatori.

Secondu taluni storici, fu costruita verso la fine del cinquecento, ma stando all’articolo di uno scrittore, pubblicato sullo “Spartaco”, un giornale locale, nell'anno 1899, la chiesetta sarebbe molto più antica. Il calcolo si basa su una serie di documenti storici. Vediamo di che si tratta! Come si è già scritto, prima del colera, la cappella era tenuta in affito da mastro Lorenzo Leo; prima di allora era stata deposito di alici e prima ancora l'avevano usata i pescatori per custodire la loro attrezzatura per la pesca. Non si sa però nè quando nè perchè la chiesa era stata sconsacrata. Il vescovo Montoja e il vescovo Filomarini, dopo le loro visite del1666 e del 1715, ci hanno lasciato due documenti scritti, dove son citate tutte le chiese di Gallipoli, ma della chieseta di S. Cristina non viene fatta alcuna menzione. Il nome della chiesetta non si trova nemmeno nello scritto del Ravenna del 1813 “Memorie Istoriche di Gallipoli”, che venne pubblicato a Napoli. Ma se credete che la chiesa non esistesse vi sbagliate di grosso. La chiesa era già là, ma in quel periodo era sconsacrata; infatti se andiamo più indietro, alla visita del vescovo Cibo del 1567, constatiamo che fra le chiese del borgo, insieme alla chiesa del Canneto e quella di S.Nicola del porto, è nominata pure la chiesa di S. Cristina. Leggiamo anche che erano stati raccolti tre ducati per il restauro della cappella, la quale già ai tiempi della precedente visita episcopale, era priva di soffitto e altare; Il vescovo dava inoltre ordine ai responsabili della cappella di “S. Maria della Misericordia”, di restituire il campanile alla chiesa di S.Cristina. Se dunque a metà del cinquecento, la chiesetta era già in quello stato, doveva avere come minimo un secolo di vita. Perciò non è affatto della fine del cinquecento, ma del quattrocento o trecento. Possiamo sicuramente dire che quella chiesetta ha visto passare tant'acqua sotto i ponti (prima il ponte di legno e più tardi quello di pietra) e chissà quant'altra ne vedrà ancora passare!

La chiesetta tornò sacra

Se non fosse stato per il miracolo del 1867, chissà per quanto tempo ancora la cappella di S. Cristina sarebbe rimasta sconsacrata, chissà se sarebbe più tornata sacra e chissà se ora starebbe ancora lì. Sta di fatto che nel giro di pochi giorni, le cose cambiarono radicalmente. Il nome della Santa andava di bocca in bocca, a Gallipoli non si parlava d'altro: "Santa Cristina ci ha liberati dal colera!". Uno scrittore gallipolino della fine dell'ottocento, narra il fato così: "Io non so perchè si rivolsero proprio a S. Cristina e perchè andarono a pregarla in quel bugigattolo, ma ricordo che io, allora bambino, vidi in pochi giorni la bottega di mastro Lorenzo Leo cambiare completamente aspetto e la gente recarsi là in processione per ringraziare S.Cristina per il grande miracolo che aveva compiuto per Gallipoli.

E così la chiesetta tornò ad essere consacrata: la benedissero, eressero l'altare e la dotarono di tutto ciò che serve per celebrare le sante messe. Fu collocata sull'altare una statua di S. Cristina in cartapesta, fatta dall'artista leccese Achille De Lucrezis, famoso persino in America, il quale lavorava con tanta passione e con uno stile tutto suo. D'allora la cappella passò sotto la direzione di Don Serafino Consiglio, rettore della confraternita della Purità, il quale per mantenere questo diritto doveva pagare al comune 21,25 lire l'anno. Tempo dopo eressero una banchina in calcestruzzo per proteggere la chiesa dalle onde del mare e, alla fine del secolo, grazie all'offerta dei cocchieri, fu ricosruito il tetto.

Ora la chiesetta di S. Cristina non dipende più dalla Purità ma dal santuario del Canneto. La statua antica non si trova più sull'altare ma sulla parete di sinistra, di fronte c'è invece un'altra statua, dono di una devota. Ogni anno, quando arriva la festa di Santa Cristina, la chiesetta si riempie di gente che va a visitare la Santa e vuol avere notizie riguardanti la chiesa e il miracolo. Ma questa è storia d'oggi e la conosciamo bene!

Vi ho tradotto, pari pari, quanto scritto nel calendario "Cantu te cadhuzzu 2005". Avevate capito qualcosa?

lunedì 27 luglio 2009

Risolto anche il primo rebus

Perfetto Passocorto!
Come si legge nel secondo commento al relativo post, la soluzione del primo rebus era:
Pia+no+"con corda"+to=Piano concordato.
La risposta di Francesco "piano accordato", pur essendo quasi uguale, non poteva essere accettata, sia perchè la pia, reggendo la corda, va considerata "con corda", sia soprattutto perchè la seconda parola doveva avere 10 lettere e non 9. Curiosamente la piccola differenza fa assumere alle due frasi significati del tutto diversi: la risposta di Francesco faceva pensare a un pianoforte ben accordato, mentre la risposta esatta si riferiva ad un piano organizzato da più persone.
Non so se siete riusciti a comprendere la storia della chiesetta di S. Cristina, tratta da un calendario in vernacolo e scritta interamente in dialetto gallipolino; fra poco arriverò comunque con la traduzione.
Ciao, complimenti a Passocorto
Ancora complimenti anche a Francesco

giovedì 23 luglio 2009

Cappella di S. Cristina in Gallipoli

Come ogni anno, a Gallipoli, hanno inizio oggi i tre giorni di Festa dedicati a S. Cristina, divenuta compatrona di Gallipoli (con S. Sebastiano e S. Agata) in seguito ala liberazione della città da una grave epidemia di colera, verificatasi nel 1867. La prima festa civile si svolse nel 1867 e succesivamente divenne una delle principali feste locali del salento.
Negli anni precedenti ho raccontato la soria del miracolo e la vita della Santa (si vedano i post pubblicati nei due anni precedenti attorno a questa data), quest'anno vi racconterò un po' di storia dell'antichissima cappella dedicata a S. Cristina, situata a Gallipoli in p.zza Aldo Moro proprio a ridosso della banchina.
I brani che vi pubblico sono tratti dal calendario in vernacolo "cantu te caddhuzzu" 2005 nella rubrica da me curata, dal titolo "A onore e cloria te S. Cristina". Pubblico il testo originale, poi pubblicerò la traduzione.
Na chiesiceddha ca ete tutta nu maraculu
Testimonia te lu maraculu ete la chiesiceddha te S.Cristina ca stae all’iniziu te piazza Aldo Moru, a do’ passi te lu mare piccinnu, te la chiesia te lu Cannitu, e de lu ponte seicentescu. Foe a ddhintra ca li Caddhipulini ficiara lu tritu te prechiera, cu ringraziene Santa Cristina, ca era sarvatu Caddhipuli te lu culera. Ma iti te sapire ca tandu la cappella nu era filu usata comu chiesia, percè era stata scunsacrata toi-tre seculi prima. Ci uliti culla sapiti tutta, ddhu periutu la tania an fittu mesciu Lorenzu Leu, nu vecchiarieddhu tantu spertu e tantu te carbu, ca stunava a ddhintra facendu conzi e brasepi te cunchije. Ogni tantu se riunia cu facci amicu, ca comu iddhu scia pacciu pellu mare, e nde offria nu bicchiarieddhu te rasoliu, mbarrandulu pe’ liquore ‘ngrese. Ddha chiesiceddha ete tutta nu maraculu! Lu putiti capire ui stessi te le cose ca be ticimu moi e de quiddhe ca cchiati cchiù nanzi. Nsignamu cullu tire ca la cappella ete una te le cchiu’ vecchie costruziuni te caddhipuli; seculi te vita, passati su nu puntu tantu beddhu ma tantu espostu alli ienti e alle mariggiate: nsiddhata te salamastra, spattuta te lu labbici e de la tramuntana, te la lavantara e de lu punente maistru. Quandu foe costruita, la banchina nun c’era ncora e lu mare la circundava te tre vande, trasia intra ‘lli scoji e se nfilava sotta alle fundamenta. Cusì rumase sinu alla fine te l’ottocentu. Quandu se ‘ggirava mmaletiempu, paria ca crolla te nu momentu all’addhu, ma alla fine ‘rrumania sempre all’erta. A tant’anni te storia, lu mare era smantellatu tanti fabbracati, s’era mangiatu lu muru te cinta te lu paese, era nienzitemenu stracangiatu la forma te la costa (comu dimostrene documenti certi), ma li pariti te la chiesiceddha nu erene butu mancu nu tannu. Pe’ quistu li caddhipulini vitiene su de iddha la manu te la Santa e topu tant’anni ca era scunsacrata la chiamavene ncora “Chiesia te S. Cristina”.
Sette seculi te storia
La cappella te S. Cristina ete na costruzione semplice, povareddha, propriu comu la gente ca la fabbracau: li piscaturi. Secondu certi storici, foe costruita alla fine te lu cinquecentu, ma standu all’articulu te nu scrittore, pubblicatu su nu “Spartacu” te l’annu 1899, ete mutu cchiu’ vecchia. Lu calculu se basa su na serie te documenti storici. Vitimu te ci se tratta! Comu imu già scrittu, prima te lu culera, la cappella la tania a ‘nfittu mesciu Lorenzu Leu; prima te tandu era stata depositu te alici e prima ncora la usavene li piscaturi pe’ puggiare riti e nasse. Nu se sape però né quandu e né percete la chiesia era stata scunsacrata. Lu vescuvu Montoja e lu vescuvu Filomarini, topu le visite te lu 1666 e de lu 1715, nd’ane lassatu to’ documenti scritti, addhu suntu mentuate tutte le chiesie te Caddhipuli, ma S. Cristina nun c’ete. Lu nome te la chiesiceddha nu se trova mancu sullu scrittu te lu Ravenna te lu 1813 “Memorie Istoriche di Gallipoli”, ca foe pubblicatu a Napuli. Ma ci pansati ca la chiesia nu esistia, be sciarrati te mutu. La chiesia stava ddhai, sulu ca era scunsacrata; percè ci sciamu cchiù rretu, alla visita te lu vecuvu Cibo te lu 1567, vitimu ca fra le chiesie te lu burgu, paru culla chiesia te lu Cannitu e de S. Nicola te lu portu, ete mentuata puru la chiesia te S. Cristina. Laggimu puru ca erene stati racoddi tre ducati pe’ lu restauru te la cappella, ca già alli tiempi te l’addha visita piscopale, nu tania cchiui né lamia e né artare; lu vescuvu tava ordine poi alli responsabili te la cappella te “S. Maria te la Misericordia”, cu restituiscene lu campanile alla chiesia te S.Cristina. Ci a metà cinquecentu, la chiesia stava a ddhu statu, era già tanire comu minimu nu seculu te vita. Perciò nun ete filu te la fine te lu cinquecentu, ma te lu quattrocentuo o te lu trecentu. Putimu taveru tire ca ddha chiesiceddha “ave vistu passare tant’acqua te sotta alli ponti” (lu ponte te taula prima e quiddhu te petra poi) e ci sape quanta, nd’ave bitire passare ncora!
La chiesiceddha turnau sacra
Ci nun era stato pellu maraculu te lu 1867, ci sape la cappella te S.Cristina pe’ quantu tiempu ‘ncora era rumasta scunsacrata, ci sape ci era chiui turnata cu essa sacra e ci sape ci moi stava ncora ddhai! Fattu stae ca a picca giurni te tiempu, le cose cangiara. Lu nome te la Santa sciu pe’ ndumanata, Caddhipuli era china te stu fattu: “Santa Cristina nd’ave sarvati te lu culera!”. Nu scrittore cadhipulinu te fine ottucentu, cunta lu fattu cusine. “Jeu stessu nu sacciu percete se rivulgira propriu a Santa Cristina e percete la priara propriu intra a ddhu bucicattulu, ma me ricordu ca jeu, piccinnu, vitti a picca giurni te tiempu, la putia te mesciu Lorenzu Leu cangiare facce e la gente scire ddh’intra a prucissione, cu ringrazia S. Cristina te lu crande maraculu ca era fattu pè Caddhipuli”. La chiesiceddha turnau cu essa cunsacrata: la beneticira, misara l’artare e la nchira te tuttu quiddhu ca sarvia pe’ le sante messe. Misara sull’artare, na statua te S. Cristina te cartapesta, fatta te n’artista leccese, Achille de Lucrezis, famosu puru in America, ca fatiava cu tanta passione e tania nu stile tuttu sou. Te tandu, la cappella passau sotta allu cumandu te Don Serafinu Cunsiju, rettore te la confraternita te la puritate, ca culla tegna era pacare ogni annu alla comune 21,25 lire. Tiempu topu ficiara na banchina te calcestruzzu cu proteggene la chiesia te le unde e, alla fine te lu seculu, cull’offerta te li cucchieri ficiara la lamia nova. Moi la chiesiceddha te S.Cristina nu dipende te la Puritate ma te lu Cannitu. La statua ‘ntica nu se trova cchiui sull’artare ma sullu parete te sinistra, te fronte nc’ete mbece n’addha statua ca ave ‘rrecalatu na tivota. Ogni annu, quandu ‘rriva la festa te Santa Cristina, la chiesiceddha se inche te gente ca vae cu visita la Santa e ole cu saccia notizie sulla cappella e sullu maraculu. Ma quista ete storia te moi e la canuscimu bona!

martedì 21 luglio 2009

Bentornato Francesco

Dopo quasi un anno, il nostro campione d'indovinelli è tornato a farsi sentire. Si tratta di Francesco o Frafbi, come si è firmato altre volte.
Ha indovinato quasi tutto (v. commento al post precedente), ma non ha fatto bottino pieno, è sbagliato il primo; non aggiungo altro per non avvantaggiare gli altri concorrenti.
Le risposte successive sono esatte:
2) Espressi+O+Nidi+A+LeTT+Ali=Espressioni dialettali
3) No+Nave+Remo+L+Te+P+Rete+Se=Non avere molte prestese
4) Cu+Ore+P+Alpi+T+Ante=Cuore palpitante
Ciao Francesco complimenti, certo che ti saluto tutti!
Ricordo che il primo rebus è ancora da risolvere.
Se i rebus vi piacciono iscrivetevi al forum "La grotta azzurra e voi tutti" , il link è accanto, nella lsta dei preferiti. Scorrendo la Home page fino in fondo troverete, fra le altre sezioni, anche quella degli indovinelli: servono concorrenti per animare le sfide.
Noi come al solito ci risentiamo con argomenti vari.
Ciao

venerdì 17 luglio 2009

Giochi sotto l'ombrellone

Estate, tempo di vacanze, di viaggi, di mare, di giochi in spiaggia, oltre naturalmente che di avventure e di amori. Ogni tanto ci si riposa sotto l'ombrellone e si legge un libro, un giornale o si fa qualche cruciverba o qualche rebus.
Per l'appunto vi propongo oggi quattro semplici rebus: vediamo chi sarà il primo a risolverli.
Frase: 5, 10

Buon divertimento e Buone vacanze

venerdì 10 luglio 2009

Vignettando barzellettando

In attesa di avere tempo per trattare argomenti più impegnativi, spero gradiate alcune vignette divertenti.
E concludiamo con il pezzo forte

Ah ah ah

A presto

giovedì 2 luglio 2009

Madonna del Canneto: ha vinto la tradizione

Oggi 2 Luglio qui a Gallipoli si festeggia la "Madonna del canneto" e, come ho avuto modo di scrivere negli anni precedenti, davanti al santuario che la venera, in questi giorni vi sono luminarie, sagre del pesce e le immancabili bancarelle. Ieri si è svolta la processione, questa mattina la tradizionale benedizione dei frutti della terra e questa sera vi sarà la messa solenne. Oggi, come da tradizione, i gallipolini hanno consumato a pranzo, come primo piatto, "pasta con le cozze". Si tratta infatti di una festa che, per le sue origini, è legata al mare e ai pescatori. Della storia e della leggenda del santuario ho scritto negli anni precedenti, ora ve la riassumo brevemente.
Il santuario di S. Maria del Canneto (in origine semplice chiesa) ha origini antichissime, risalendo al XIV secolo, e ha subito due distruzioni seguite da altrettante ricostruzioni. In quel luogo sorgevano in passato delle paludi e dei canneti e secondo la tradizione la costruzione della chiesa e la sua intitolazione furono decise in seguito al ritrovamento, da parte di alcuni pescatori, di una piccola tela raffigurante il volto di Maria, nascosta fra le canne. Tale telo è tuttora situato ben in vista nella parte alta della navata centrale.

Per antica tradizione la figura della Madonna del Canneto è strettamente associata a quella della Visitazione, tant' è vero che nella nicchia posta al di sotto del famoso telo è esposto il simulacro della visita della Madonna alla cugina Elisabetta ed è quello che per l'appunto si porta in processione in occasione di questa ricorrenza. La ragione di ciò, come da me spiegato lo scorso anno, sembra risiedere nel fatto che, contrariamente alla credenza popolare, il ritrovamento del telo avvenne quando la chiesa era già presente e fu in seguito a tale evento che essa, già intitolata alla "Madonna della visitazione", cambiò il nome in "S. Maria del Canneto". Da qui l'accostamento tra Madonna del Canneto (venerata a livello locale) e Visitazione, commemorata in tutto il mondo cattolico. Mentre però a livello mondiale la festa della Visitazione si celebra il 31 Maggio, a livello locale si festeggia soprattutto il 2 Luglio come Madonna del Canneto. E' proprio su questo punto che lo scorso anno è sorto il problema (v. post del 4/7/2008).

Don Antonio Pisanello, rettore del santuario del Canneto dal 2003, aveva infatti deciso da qualche anno di dare risalto anche alla ricorrenza del 31 Maggio, sino a portare in processione detto simulacro sia il 31 Maggio che l'uno Luglio (vigilia della festa locale). La festa come egli aveva spiegato veniva raddoppiata: il 31 Maggio era soprattutto religiosa, mentre la festa tradizionale del 2 Luglio era soprattutto folcloristica. Lo scorso anno si era però spinto più in là, decidendo di scindere le due ricorrenze e festeggiare il 31 Maggio la festa della visitazione e il 2 Luglio la tradizionale festa del Canneto, collegata ormai esclusivamente al ritrovamento del quadro. Così per la prima volta, la processione della Visitazione si era svolta esclusivamente il 31 Maggio, mentre il 2 Luglio si era svolta la festa religiosa e popolare della Madonna del canneto (ma senza processione). Il rettore aveva anche annunciato che, negli anni seguenti l'eventuale processione del 2 Luglio, avrebbe dovuto avere come soggetto il telo ritrovato (e non la Visitazione). Io, nel mio post mi chiedevo se era giusto porre fine a una tradizione secolare e scindere le due feste. E' passato un anno e le cose si sono rimesse a posto da sole.

Quest'anno la festa della Visitazione è coincisa con la Pentecoste, alla quale ha dovuto cedere il posto. In seguito a questo fatto, il 31 Maggio non vi è stata da noi alcuna processione e quest'ultima è stata così inevitabilmente rinviata a Luglio. Nel frattempo è anche giunta la notizia del trasfermento a breve del rettore in altra sede e quella di quest'anno è stata l'ultima festa del Canneto da lui organizzata. Così già da quest'anno la festa è tornata alle sue radici (Madonna del canneto e Visitazione insieme). Dal prossimo anno ci sarà un nuovo rettore e c'è da attendersi che la tradizione non muterà più.

Lo scorso anno mi ponevo l'interogativo, ora abbiamo la risposta: La tradizione ha trionfato!