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venerdì 25 luglio 2008

S. Cristina (vita della Santa-parte III)

Pubblico la terza e ultima parte della storia della vita di S. Cristina.
Pare che il metodo a puntate abbia funzionato, perchè qualcuno si è appassionato alla storia e ha continuato a seguirla.

Cristina emerge dal lago. Morte di Urbano

Anche questa volta, l’angelo di Dio andò a farle visita, risanò il suo corpo da ogni piaga, le offrì del pane per rifocillarsi e le fece coraggio. Prima di andar via le confermò che le rimaneva ancora tanto da soffrire, ma le assicurò anche che il Signore aveva pronta per lei una corona.

Il padre, intanto, per nulla pago degli atroci castighi già inflitti alla propria figlia, pensò di farla finita una volta per tutte e, chiamato dinanzi a sé Gerione, le ordinò di trarre Cristina dalla prigione e di gettarla nel lago di Bolsena, con una grossa pietra appesa al collo. Quella stessa notte, Gerione eseguì l’ordine e si recò presso il carcere insieme al suo amico Landronio. Presa la fanciulla si avviarono verso il lago. Giunti alla riva la costrinsero a salire su una barca nella quale collocarono anche una grossa pietra. Giunti, remando, nel punto di massima profondità, afferrarono la fanciulla, che intanto continuava a pregare e, vincendo la sua strenua resistenza, le legarono la pietra al collo con una grossa fune e la scaraventarono nel lago. Credendo di aver fatto un buon lavoro e di essersi definitivamente sbarazzati della fanciulla, i due se ne tornarono a riva. Ma la vita di Cristina non finì così, l’attendevano ancora altri patimenti ma anche altre vittorie. Lo stesso Angelo che l’aveva consolata in prigione, le andò ancora una volta in soccorso e la trascinò a riva. Figuratevi la meraviglia dei carnefici quando la videro emergere dalle acque sana e salva.

Quando Urbano apprese la notizia provò un senso di grave impotenza; non poteva sopportare la sconfitta sua e dei suoi dei, né tanto meno una testimonianza così evidente della divinità del Cristo, che continuava ad operare miracoli in Cristina. La sua agitazione fu tale che il giorno dopo lo trovarono morto nel suo letto, soffocato dalla rabbia. Nonostante ciò che aveva subito, la fanciulla soffrì molto per l’orribile morte del padre; ma anche questa volta, il Signore le diede la forza di andare avanti.

Ancora martìri e miracoli. In molti si convertono

Dopo la morte di Urbano, a capo del prefetto venne eletto Dione, il quale non credendo a nulla di ciò che si raccontava su Cristina, ebbe come primo obbiettivo quello di farla morire fra mille patimenti. Fu per questo che fece preparare una caldaia a forma di culla, piena di pece e olio bollenti per immergervi la fanciulla e, allo scopo di rendere più atroce la sofferenza, ordinò a quattro carnefici di agitarla di continuo. La fanciulla però, anziché soffrire, continuava lodare Dio ad alta voce e a ringraziarlo per averle dato la possibilità di tornare ad essere cullata come una neonata. Dopo pochi istanti la culla si spezzò e Cristina apparve del tutto illesa, come se niente fosse accaduto. Dione, furibondo, ordinò che le venissero rasati i capelli e venisse trascinata ignuda per tutta la città.

Il giorno seguente ricorreva la festa di Apollo; Dione, dopo aver fatto addobbare il tempio, organizzò una grande cerimonia in onore del dio e volle che anche Cristina compisse un sacrificio in suo onore. Incuriosita dalla vicenda, una grande folla si recò al tempio, quand’ecco che all’arrivo di Cristina, dal simulacro del dio Apollo uscì un demonio, il quale gettò il simulacro in terra e lo ruppe, una scheggia colpì sulla fronte Dione che cadde in terra esanime. Tremila spettatori si convertirono e si misero ad urlare a gran voce: “Viva il Dio di Cristina, l’unico e vero Dio, onnipotente, terribile.

La notizia dei fatti accaduti giunse al senato di Roma, il quale, seriamente preoccupato per la vicenda, inviò a Bolsena Giuliano, un uomo ancora più crudele e spietato. Quest’ultimo, dopo aver letto attentamente tutti gli atti del processo, interrogò personalmente Cristina. Anche questa volta la fanciulla difese con decisione la fede da lei abbracciata. Giuliano diede allora ordine ai suoi soldati che fosse lanciata con tutte le catene in una fornace ardente e lasciata morire all’interno. L’infame ordine fu immediatamente eseguito.

Cristina trionfa dei suoi nemici e vola in cielo

Trascorsi tre giorni, i soldati andarono ad aprire la fornace, seguiti da un gran seguito di folla incuriosita, ma, con grande stupore, anziché trovare il corpo arso dalle fiamme, trovarono la fanciulla sana e salva che lodava Dio. Giuliano, persosi d’animo, la fece denudare e la consegnò nelle mani di uno spietato carnefice perché la sconfiggesse. Il carnefice le lanciò addosso due serpenti, ma essi, senza nuocerle, le si avvolsero attorno ai piedi; le lanciò quindi due aspidi sul petto, ma essi si misero a strisciare attorno alle sue mammelle come se volessero asciugarle il sudore; infine, le lanciò addosso due terribili vipere, ma esse le si attorcigliarono delicatamente al collo come una preziosa collana. Giuliano, pieno di vergogna, rimproverò il carnefice per l’incapacità dimostrata. Quest’ultimo si mise allora a stuzzicare le bestie, le quali, inferocite, si gettarono addosso a lui e lo uccisero. Cristina, però, avvicinatasi al cadavere del carnefice, pregò il Signore che le ridesse la vita ed a quelle parole il carnefice si rialzò. Alla vista di ciò tutti i presenti si convertirono. Giuliano, intanto non potendo più sopportare che Cristina invocasse Dio, le fece tagliare la lingua, ma anche con la lingua mozza la fanciulla continuava a parlare e a lodare Dio. Fu allora fatta condurre nell’anfiteatro e fatta legare ad un palo per essere uccisa a frecciate.

Ora che la fanciulla aveva vinto tante battaglie e aveva condotto alla conversione tanta gente, il Signore, ritenne che fosse giunto il momento di glorificarla; così una freccia, segno dell’amore di Dio per lei, le trapassò il cuore, e la sua vita si spense. Era il 24 Luglio dell’anno di Cristo 290. Il suo corpo fu lasciato nell’anfiteatro per essere dato in pasto alle belve. Protasio e Massimina, però, che fino ad allora erano riusciti a rimanere nascosti, saputo della morte di Cristina, si recarono all’anfiteatro e raccolsero i resti mortali della Santa per darle degna sepoltura nelle catacombe, accanto ai grandi martiri dell’amore di Cristo.

Urna con le reliquie della Santa

1 commento:

Formucca ha detto...

grande paperinik, è sempre bello leggerti... credo di aver risolto il tuo test dei ladri...
ci vediamo dal 4 agosto in poi!