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venerdì 5 febbraio 2010

S. Agata di Catania patrona di Gallipoli

S. Agata, oltre ad essere la patrona di Catania, sua città natale, è anche la patrona di Gallipoli, insieme a S. sebastiano.

S. Agata è una martire cristiana dei primi secoli dopo Cristo. Fu il proconsole della Sicilia Quinziano che, attratto dalla sua grande bellezza, dopo aver invano cercato di convertirla e di possederla, la sottopose ai più atroci supplizi, fra cui il carcere e il digiuno prolungato. Indispettito dai rifiuti della fanciulla e dalla sua perseveranza nella fede cristiana, nonchè dalla forza con cui superava ogni prova, le fece estirpare le mammelle ed infine la condannò al rogo in applicazione delle leggi dell'imperatore Decio. Per rendere più atroce la sua agonia fece cospargere il rogo di vetri, provocando l'orrore del popolo che, non potendone più, gli si rivoltò contro. Quinziano fu costretto ad interrompere l'esecuzione e a rimandare la fanciulla in carcere. Si narra che in quel momento si scatenò un forte terremoto che causò la morte di alcuni dei suoi carmefici, mentre Agata, giunta in carcere spirò: era il 5 Febbraio del 251 d.C.
Le sue spoglie mortali riposarono a Catania fino al 1040, quando l'esarca Giorgio Maniace, per accattivarsi le simpatie dell'imperatore di Costantinopoli, le fece trasferire a Bisanzio. Dopo 86 anni, però, vennero trafugate da Goselmo e Gisliberto per essere riportate a Catania. Durante il travagliato viaggio per mare, fecero tappa a Gallipoli, dove Goselmo che pare fosse di origini gallipoline, lasciò sulla spiaggia una reliquia della Santa: una delle sue mammelle.
Una donna si recò come ogni giorno in quella spiaggia per lavare i panni, recando in braccio la sua bambina ancora lattante. Dopo aver lavato i panni, la donna si addormentò in spiaggia, lasciando la sua piccola seduta sulla sabbia. La bimba, affamata, gattonò sulla sabbia e, trovata la reliquia, se la mise in bocca. La madre sognò una vergine luminosa che le diceva: "Tua figlia ha messo in bocca la mia mammella!". La donna si destò immediatamente e vide che il sogno rispondeva a verità. Invano cercò di strapparle la mammella dalla bocca e invano vi tentarono le tante altre persone che ben presto fecero capannello. Si pensò subito a qualcosa di prodigioso e venne informato il vescovo della diocesi Baldrico, il quale giunse immediatamente insieme ad alcuni sacerdoti. Poichè la bimba non accennava ad aprire la sua bocca, fu condotta nel duomo, dove venero cantate le litanie dei santi. Appena fu pronunciato il nome di S. Agata, la bimba lasciò cadere la mammella dalla sua bocca. Subito si gridò al miracolo. Pochi giorni dopo, giunsero le novità da Catania e si potè ricostruire l'accaduto nella sua interezza: ormai non v'erano dubbi circa l'identità della mammella! Così Sant'Agata divene nostra patrona.
La mammella conservata inizialmente a Gallipoli, in una teca d'argento, è stata poi trasferita a Galatina (sempre in provincia di Lecce), dove tuttora si trova. E' stata portata per l'ultima volta a Gallipoli in occasione della festa di S. Agata del 1997.
Questa sera, come ogni anno, a Gallipoli ci sarà la messa solenne presieduta dal vescovo. In passato il popolo credeva che la Santa in occasione di questa ricorrenza si spostasse da Catania a Gallipoli per poi tornare nella sua terra alla fine della funzione religiosa, tanto che, alla fine della santa messa, al suono del tamburo, si urlava la frase "Parti A...gata....". Esiste anche un proverbio legato al tempo: "Sant'Acata te Catania vene cu sciaroccu e se 'nde vae cu tramuntana" (Sant'Agata di Catania viene con scirocco e se ne va con tramontana). In base a questo detto, il giorno della vigilia il vento dovrebbe spirare da sud (forse per favorire lo spostamento della Santa dalla Sicilia al Salento), poi, la sera della festa dovrebbe cambiar direzione e provenire da nord (forse per favorire il suo viaggio di ritorno). Da ieri pomeriggio a Gallipoli spira lo scirocco ma perchè il proverbio si avveri è necessario che in serata ruoti a tramontana. Staremo a vedere...

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