Che ora è...nel mondo?

lunedì 10 novembre 2008

Il nostro blog è internazionale ma resto nel popolare!

Il nostro blog sta diventando sempre più frequentato; voi non ve ne accorgete, ma Paperinik, che tiene tutto sotto controllo, si accorge che, di tanto in tanto, sotto i post più vecchi appare qualche commento. Oggi mi è pervenuto persino un commento in inglese, scritto da un visitatore straniero e qualche mese fa ricevetti il ringraziamento di Claudia Russo (la miss mondo Italia eletta a Gallipoli lo scorso Giugno) per il post da me pubblicato prima della sua vittoria. Questo fatto m’incoraggia a proseguire e a rendere il blog sempre più interessante. Ora però rimaniamo con i piedi per terra, piantati nelle nostre tradizioni.

Domani ricorre S. Martino, una festa molto sentita soprattutto al sud, in occasione della quale si organizzano prelibate cene in famiglia o fra amici e si beve il vino novello, spesso anche abusandone (a S. Martino può essere consentito anche questo, a patto però che non si debba guidare). La leggenda di S. Martino la conoscete tutti; da essa deriva il proverbio: “L’estate di S. Martino dura tre giorni e un pochino”, che quest’anno si sta avverando grazie all’azione di un'alta pressione, che guarda caso, dopo circa tre giorni incomincia ora a cedere. Io preferisco raccontarvi una nostra leggenda locale, tratta, ancora una volta, dal calendario in vernacolo “Cantu te caddhuzzu” del 2003. Stavolta vi risparmio la traduzione, pubblicandola direttamente in Italiano. Del resto, continuando di questo passo, penso che per farmi capire da tutti, non basterà neppure l’italiano ma dovrò usare l’inglese o l’esperanto.

La paglia di S. Martino
Chissà quante volte, guardando il cielo estivo, avrete notato un lungo alone bianco che taglia il cielo da levante a ponente e si sposta nel cielo seguendo il moto della luna e delle stelle. Per gli scienziati quella è la Via Lattea, formata da miliardi di stelle, ma per la gente comune (specie per noi gallipolini) è la “paglia di S. Martino”.
S. Martino nacque a Taviano (provincia di Lecce), ma dopo la morte degli altri parenti, abbandonò sua madre e partì lontano. Per anni visse da dissoluto, derubando gli altri, e si macchiò persino le mani di sangue. Alla fine però si pentì e volle cambiare vita. Andò allora a confessarsi e, piangendo, raccontò al prete tutto il male che aveva commesso. Da allora in poi non fece più alcun peccato ma solo opere buone. Prima di morire, tuttavia, si ricordò che, fra i tanti peccati, ce n’era uno che aveva scordato di confessare. Una volta aveva rubato della paglia per andarla a rivendere altrove, ma per la fretta di fuggire ne aveva disseminata una parte lungo il tragitto. Pregò allora Iddio che gli perdonasse anche quest’ultimo peccato e trasportasse in cielo la paglia che aveva sparso per la campagna, affinché fosse d’aiuto per tutti coloro che, come lui, voglio ritornare sulla retta via. Il Signore lo esaudì ed insieme alla sua anima trascinò in cielo quei residui di paglia, facendoli risplendere fra le costellazioni. Da allora i pescatori e i contadini, osservando la posizione della “paglia di S. Martino”, sono in grado d’indicare l’ora e il punto in cui si trovano e così non smarriscono mai la strada.

Il mio consiglio vuole essere questo: apriamoci ai contatti con tutto il mondo ma non dimentichiamo le nostre radici e le nostre tradizioni. Sperando che la leggenda sia piaciuta, auguro a tutti Buon S. Martino!

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