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mercoledì 23 aprile 2008

Il clima sta cambiando: la scienza s'interroga

Si è tenuta ieri la giornata mondiale delle terra, giunta ormai alla sua 35a edizione, una festa utile a sensibilizzare i governi e l’umanità intera alle problematiche ambientali che, se prese sottogamba, rischiano di distruggere il nostro pianeta e noi suoi abitanti. Un appuntamento quest’anno molto atteso, dopo la mancata adesione degli USA al protocollo di Kyoto e le ultime allarmanti notizie sullo scioglimento dei ghiacciai. Io ne approfitto per saldare il debito con i miei lettori riguardo la promessa fatta molto tempo fa di analizzare il problema in chiave scientifica, avendo in precedenza formulato solo considerazioni personali.

Si è svolta dunque ieri la Giornata della Terra; quest'anno la più grande manifestazione si è tenuta in Ucraina.

Anche se gli Usa non hanno firmato il Protocollo di Kyoto, ci sono delle associazioni, degli scienziati e dei personaggi americani molto attivi nella salvaguardia dell'ambiente. Una di queste realtà ambientaliste è Earth Day Network, una comunità nata 35 anni fa con Gaylord Nelson. Il fondatore fa un appello per l'Earth Day 2005, eccovi un piccolo estratto: "L'ambiente è diventato in questi anni un argomento con maggiore peso politico. Il pubblico è preparato a sopportare le misure necessarie per una società sostenibile, se il Presidente e il Congresso hanno l'intento di portarci verso quella meta. Sfortunatamente in questo momento le loro priorità sono altre...Abbiamo molti problemi ambientali seri da affrontare, ma due faccende attuali rendono l'indifferenza di questa leadership drammatica - l'energia e il controllo della crescità della popolazione mondiale..."

Il problema del cambiamento del clima consiste, come ormai tutti sanno, in un progressivo innalzamento della temperatura media del pianeta che, nel medio periodo, dovrebbe produrre alterazioni ambientali tanto gravi da mettere a rischio la sopravvivenza degli esseri viventi, uomo compreso. Gli effetti più evidenti di tale innalzamento sono la riduzione dell’area occupata dai ghiacciai e le secondarie variazioni climatiche quali lo stravolgimento delle stagioni, i periodi di siccità e i fenomeni meteorologici violenti: uragani, piogge abbondanti, forti nevicate e brusche variazioni termiche. I fattori che possono influire sul clima sono vari, sia naturali che antropologici, consideriamone alcuni.

Radiazioni solari:

La temperatura media della Terra dipende, in gran misura, dal flusso di radiazione solare che essa riceve. Ciò nonostante, poiché questo apporto di energia varia lentamente nel tempo, non è considerato un contributo importante per la variabilità climatica. Questo avviene perché il Sole è una stella di tipo G in fase di sequenza principale risultando quindi molto stabile. Il flusso radioattivo, inoltre, è il motore dei fenomeni atmosferici poiché apporta l'energia necessaria perché essi si producano. Nel lungo periodo le variazioni divengono percettibili poiché il Sole aumenta la sua luminosità con una proporzione del 10% ogni 1.000 milioni di anni. Per questo, sulla Terra primitiva che permise la nascita della vita 3.800 milioni di anni fa, la luminosità solare era del 70% rispetto a quella attuale. Le variazioni nel campo magnetico solare e le correlate emissioni di vento solare sono importanti, poiché l'interazione dell'alta atmosfera terrestre con le particelle provenienti dal Sole può generare reazioni chimiche in un senso o nell'altro, modificando la composizione dell'aria e delle nubi così come la loro formazione.

A parità di flusso, l’energia ricevuta cambia nel tempo per via altri tre fattori: la precessione degli equinozi, la variazione di eccentricità dell’orbita terrestre e le variazioni d’inclinazione dell’asse. A causa di tali variazioni si sono avuti, nel giro di milioni di anni, importanti fenomeni come le glaciazioni.

Effetto Serra: Si tratta di un fenomeno naturale sempre esistito, consistente in una specie di filtro operato dalla nostra atmosfera, che fa passare le radiazioni a frequenza più alta (come i raggi ultravioletti), mentre trattiene quelle a lunghezza d’onda più bassa (come gli infrarossi). A causa di ciò, solo una parte di radiazioni raggiunge la terra. Quando però i raggi toccano terra, essi vengono trasformati in radiazioni a bassa frequenza, che di conseguenza hanno difficoltà ad oltrepassare l’atmosfera e restano quindi intrappolate; si tratta dello stesso fenomeno che avviene per l’appunto nelle serre. Grazie a questo fenomeno la Terra immagazzina calore nei periodi di maggiore irradiazione solare (intorno a Giugno) e lo tira lentamente fuori nei periodi successivi, rendendo meno bruschi i cambiamenti di stagione. Sempre a causa dell’effetto serra, nelle notti nuvolose, la dispersione di calore e quindi la diminuzione di temperatura, è particolarmente lenta. L’attuale problema consiste nel fatto che, negli ultimi decenni, l’effetto serra sembra essersi particolarmente accentuato e, di conseguenza, il calore non farebbe in tempo ad essere smaltito e tenderebbe ad accumularsi, facendo così aumentare la temperatura. Pare accertato che la causa di ciò sia l’aumento di concentrazione di CO2 (anidride carbonica) contenuta nell’atmosfera; essa è infatti uno dei principali gas serra. L’aumento di tale gas è a sua volta attribuito a due fattori: gli scarichi di gas inquinanti provenienti dalle industrie e il disboscamento di numerose zone, a cominciare dalla foresta equatoriale; la vegetazione tende infatti ad assorbire una parte di CO2, per cui la sua carenza ne produce l’aumento.

Buco nell’Ozono: L'ozono (O3) è un gas composto da tre atomi di ossigeno che svolge l'importante funzione di protezione dalle pericolose radiazioni ultraviolette UV. Lo strato di ozono intorno all'atmosfera terrestre si è formato in milioni di anni per effetto dell'attività delle alghe verdi-azzurre. A questi organismi si deve anche gran parte dell'ossigeno attualmente presente nell'atmosfera. Il grande "tetto" di ozono ha consentito alla vita di lasciare le acque per conquistare le terre emerse senza subire le radiazioni ultraviolette solari. Nel corso del tempo lo strato di ozono ha mutato continuamente spessore e forma per cause naturali. Negli ultimi decenni però la concentrazione di ozono nella stratosfera ha cominciato ad assottigliarsi anche per l'effetto di alcuni inquinanti rilasciati in atmosfera dall'uomo. Il mutamento non assume più un andamento graduale ma brusco e repentino. E' particolarmente grave l'assottigliamento dello strato dell'ozono sopra il Polo Sud, tanto da far parlare i mass media di "buco dell'ozono". L'assenza dell'ozono fa venire meno il filtro naturale nei confronti dei raggi UV solari il che fa aumentare la quantità di radiazioni e quindi di calore che raggiunge il nostro pianeta, oltre a creare altri gravi danni: crescita del rischio di cancro della pelle, mutazioni del DNA e inibizione della fotosintesi clorofilliana, con conseguente minore crescita delle piante e minore produzione di fitoplancton oceanico (il primo anello della catena alimentare marina).

Non tutti credono però alla catastrofe ambientale e alla responsabilità dell’uomo e ritengono l’allarme del tutto ingiustificato. Essi dimostrano, peraltro in modo scientifico, che le variazioni termiche a cui assistiamo sono assolutamente nella norma, se si considera l’evoluzione climatica avvenuta nel corso dei secoli e dei millenni.

Il dott. Robinson, in collaborazione con altri scienziati, è stato uno dei primi critici delle teorie apocalittiche sul riscaldamento globale. Egli ha dimostrato, raccogliendo e analizzando dati di lunghissimo periodo che in realtà ciò che sa accadendo in questi anni rientra nei regolari mutamenti climatici, che avvengono indipendente dall’azione umana.

Innanzitutto, egli sottolinea come l’aumento di temperature, rispetto alla media, sia solo di 0,5° C (v. fig.).

Inoltre l’ipotizzato, preoccupante, mutamento climatico si evince dai dati relativi agli ultimi 400 anni, ma, se si fa un’indagine più ampia, ci si accorge che siamo in media con il clima degli ultimi 3.000 anni e che nel Medio Evo il riscaldamento era maggiore rispetto a oggi. Per quel che riguarda il ritiro dei ghiacciai, egli, grafico alla mano dimostra come in reltà la riduzione sia incominciata nel XIX sec. e come l’estensione attuale dei ghiacciai sia maggiore che in altri periodi storici (v. fig.).

Infine per ciò che riguarda l’anidride carbonica, Robinson ammette che l’aumento è anche causato dall’uomo, ma lo considera irrilevante e transitorio, poiché modificando lo stile di vita, i valori tornerebbero nella norma . Inoltre egli dimostra, ancora una volta dati alla mano, come l’aumento di temperatura è stato precedente all’aumento di CO2 (v. fig.), il che fa supporre che il riscaldamento ha favorito l’aumento di tale gas e non viceversa.

Dunque, ipotesi discordanti. Aggiungo la mia.

Sulla base dei dati a disposizione si può dimostrare che il pianeta si sta riscaldando, ma ciò può essere ragionevolmente inquadrato nei regolari mutamenti climatici. Non si può tuttavia affermare con certezza che questo sia un mutamento come gli altri: i regolari mutamenti climatici potrebbero, in altri termini, mascherare il problema. Non si può quindi starsene tranquilli. Occorre, invece, stabilire con certezza se l’azione dell’uomo ha un’influenza rilevante sul clima e, se la risposta è affermativa, bisogna intervenire prima che sia tardi. Se c’è un’azione umana, un tempo inesistente, non si può dormire sugli allori e attendere che la natura appiani tutto come in passato.

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