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martedì 20 novembre 2007

Scontro Fini - Berlusconi: dove va la politica italiana?

Con il ritorno all'ovile di Pier Ferdinando Casini, nella casa delle libertà pareva tornata l'armonia, ma la tranquillità è durata giusto il tempo di votare la finanziaria, poi le discussioni son riprese più aspre di prima. Il fatto eclatante è però la rottura del connubbio Berlusconi - Fini, un rapporto che sembrava destinato a durare nel tempo, un raro esempio di amore eterno, un valido modello per tutte le coppie di oggi. Tutto incominciò nell'autunno del '93, quando in occasione del ballottaggio Fini - Rutelli, per il comune di Roma, alla domanda "Se fosse a Roma per chi voterebbe?", Silvio (già allora famosissimo) rispose seccamente: "Conoscete già le mie idee, voterei per Fini!". Allora qualcuno, ignaro della serietà della cosa, scherzò dicendo: "Per forza Berlusconi è nella Fininvest!". Da lì a pochi mesi ecco la discesa in campo del cavaliere, protagonista dell'irripetibile impresa di creare un partito dal nulla e farlo divenire primo partito in Italia. Da subito la sua attenzione si concentrò su Fini, il quale da parte sua gli tese la mano, incominciando una rivoluzione che progressivamente lo ha portato a stravolgere la dottrina del partito sino al rinnegamento totale del fascismo e alla sua definizione di "male assoluto". Il rapporto fra i due leader, a parte qualche screzo passeggero, è andato avanti, come insegna la chiesa, nella buona e nella cattiva sorte, superando anche la proverbiale crisi del 7° anno. Ora però, allo scadere degli altri 7 anni, improvvisamente la crisi è arrivata. Berlusconi, dopo aver indetto l'originale, quanto assurda, raccolta di firme per far cadere il governo, ha deciso di dar vita ad un nuovo soggetto politico e minaccia nuove alleanze se i suoi persevereranno nell'idea di non non aggregarsi. Come se non bastassero i dissapori all'interno della maggioranza, si sono acuiti i disaccordi all'interno dell'opposizione; a questo punto l'intero scenario politico è imperversato da profondi contrasti che lo scuotono da destra a sinistra. Due gli interrogativi: Berlusconi si distaccherà davvero dai suoi alleati? Il governo sopravviverà fino alla fine della legislatura?
La risposta alla prima domanda mi sembra scontata: la crisi passerà! Il nuovo soggetto politico di Berlusconi è un contenitore destinato ad ospitare soltanto il suo stesso partito. La nuova legge elettorale fra non molto si farà e non credo che si voglia tornare al sistema proporzionale puro della prima repubblica; vi sarà un meccanismo che in qualche modo richiederà delle alleanze, Berlusconi non avrà i numeri per potercela fare da solo e (se non l'avrà già fatto) dovrà ristabilire i legami con i vecchi alleati. Del resto questa lite non è che la solita sbandata che avviene puntualmente dopo ogni delusione, in questo caso dopo la vittoria di Prodi al senato di qualche giorno fa. Ma chi l'aveva detto che Prodi sarebbe caduto? Se così fosse stato, il nostro blog l'avrebbe anticipato: è qui per questo! Invece è dall'inizio dell'anno che prevede contrasti all'interno della maggioranza ma senza crisi di governo. Si vede che Silvio non ci segue!
Per quel che riguarda appunto l'eventuale crisi, il discorso è più complesso. Va però subito notato che la vittoria della finanziaria al senato è in realtà molto più effimera di quanto il presidente del consiglio si ostina a far credere. Quattro voti di scarto vogliono significare che sarebbe bastato che Dini e Bordon votassero secondo le proprie convinzioni e si sarebbe giunti al clamoroso pareggio. L'opposizione ha gridato alla crisi sin dall'inizio della legislatura e sembra arrendersi proprio ora che essa incomincia a maturare. L'ostacolo di Dicembre sulla finanziaria verrà ancora superato, ma Prodi verrà crescentemente strattonato da destra e da sinistra: l'esempio della coperta corta calzerà davvero a pennello. Non credo che Dini, moderato com'è, vorrà far cadere il governo; la crisi avverrà quando la coperta si straccerà nel mezzo, quando cioè Prodi, incapace di mediare le opposte richieste, cederà lo scettro. A questo punto Dini e altri parlamentari si sentiranno autorizzati a non appoggiare nuovi governi di centro -sinistra e l'unica soluzione sarà il governo istituzionale, infine il voto anticipato. Perchè ciò accada è necessario ancora un bel po' di tempo: chi vivrà vedrà!

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