Che ora è...nel mondo?

martedì 13 novembre 2007

Da Esopo ai giorni nostri

Come promesso vi traduco il brano "'Ppandire lu campanieddhu a 'ncanna allu cattu" tratto dalla rubrica "Parcè ticimu cusì" del nostro prossimo calendario in vernacolo " Cantu te caddhuzzu" e da me pubblicato nel blog pochi giorni fa. Ho cercato di attenermi il più possibile alla versione dialettale.
Appendere il campanello al collo del gatto
Taluni si vantano di riuscire a risolvere tutto in un batter d’occhio, ma poi al fare dei conti, si scopre che ciò che vorrebbero fare è impossibile. Quando uno voleva fare ciò che non si può, gli antichi dicevano che voleva “appendere il campanello al collo del gatto”. Questo proverbio deriva nientemeno che da una favola di Esopo, lo scrittore greco. C’era una volta un gatto che faceva la posta ai topi che stavano nella tana. Essi, spaventati, non uscivano più e, poiché la provvista stava per esaurirsi, rischiavano di morire di fame. Si riunirono perciò in consiglio, ma nessuno riusciva a trovare una soluzione. Improvvisamente uno esclamò: “Ho trovato…ho trovato…Appendiamo un campanello al collo del gatto, se sentiremo suonare vorrà dire che il gatto è qui vicino, se invece non sentiremo nulla vorrà dire che non c’è ed allora potremo uscire.” Tutti i topi, battendo le mani, gli gridarono: “Bravo, bravo…” e iniziarono a far festa. Solo il topo più anziano stava in silenzio. Alla fine disse: “Ciò che voi dite è tutto giusto, solo una cosa non mi è chiara, chi andrebbe a legare il campanello al gatto?” Di botto piombò il silenzio. “Io non ci andrò!” - Esclamò uno. “Io neppure!” – Aggiunse l’altro. Così, uno alla volta, si allontanarono tutti a testa bassa.
Avevate già compreso tutto, vero?

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