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mercoledì 22 agosto 2007

Aria di temporale

Estate: periodo caldo e siccito ma, per le regioni del nord, anche stagione di temporali, i quali nella seconda metà d'Agosto tendono ad estendersi anche altrove. Sarà quindi utile saperne un po' di più e magari cercare di prevederli. Innanzitutto i temporali possono essere di vari tipi, i più importanti sono i temporali frontali e i temporali di calore. I primi sono collegati alle pertubazioni e quindi alle basse pressioni, sono perciò preceduti da un sensibile abbassamento barometrico e da tutti gli altri segni premonitori collegati alle perturbazioni: rotazione del vento in senso antiorario, vento sciroccale, nubi in progressiva intensificazione, ecc. Il temporale è quindi inserito in una fase di maltempo ed è seguito da un brusco abbassamento della temperatura e spesso dall'arrivo di forti venti e/o dal ripetersi del fenomeno. Nel caso dei temporali di calore, invece, l'osservazione del barometro riveste pochissima importanza in quanto si verificano in condizione di pressione moderatamente alta e costante (a parte un abbassamento lievissimo nell'imminenza delle precipitazioni). Tali temporali si verificano in giornate estive inizialmente calde, calme e soleggiate, ad un certo punto le nubi incominciano ad addensarsi all'orizzonte; nelle ore centrali o in serata il cielo si copre e scoppia il temporale che non dura mai più di mezz'ora, dopo di che il tempo torna caldo, calmo e sereno come se nulla fosse accaduto. Vediamo ora, in generale, quali sono gli indizi che preannunciano un temporale.
I temporali sono generati dai Cumulonembi che si formano a partire da nubi apparentemente innocue: i Cumuli. Questi ultimi si formano in seguito al riscaldamento e al conseguente innalzamento dell'aria presente al suolo. Man mano che l'aria s'innalza, si espande e si raffredda venendo così a formare le nubi. Nella maggior parte dei casi si formano solo delle nubi innocue dette Cumuli humilis, estesi soprattutto in superficie (v. figura).
Se però l'instabilità continua, i cumuli s'igrandiscono, estendendosi soprattutto in altezza. L'innalzamento dell'aria continua fino a quando la massa d'aria in ascesa continua a trovare sopra di essa altra aria a temperatura più bassa. L'instabilità è quindi tanto maggiore, quanto più forte è la differenza di temperatura fra gli strati più bassi e quelli più alti, tale differenza a sua volta può essere determinata da un eccessivo riscaldamento del suolo o da un afflusso di aria fredda in quota. A seconda del grado d'instabilità, la crescita dei cumuli si arresta ad uno stadio diverso. Lo stadio successivo a quello dei Cumuli humilis è quello dei Cumuli medi, anch'essi innocui. Se l'instabilità continua, ma siamo in presenza d'inversione termica (uno straterello caldo interposto fra masse d'aria fredda), essa fa da "tappo" ed impedisce l'ulteriore ascesa; in tal caso la massa d'aria si espande solo orizzontalmente , per cui i cumuli si appiattiscono trasformandosi in Stratocumuli, che nonostante l'aspetto scuro, possono al massimo determinare un'inconsistente pioggerella. Se invece l'instabilità prosegue e non vi è inversione termica i Cumuli medi si trasformano in Cumuli congesti, estesi molto di più in altezza che in superficie, i quali si presentano all'orizzonte come un ammasso nuvoloso biancastro con contorni netti ma irregolari che si stagliano sul cielo azzurro (v. figura).
Essi possono provocare brevi acquazzoni, in assenza di vento; il pericolo maggiore è però che essi, a causa di una forte instabilità, si trasformino in Cumulonembi (nubi temporalesche). Questi ultimi hanno dei contorni più arrotondati rispetto ai cumuli e hanno l'aspetto di alte torri o montagne (v. figura).
I cumulonembi in figura sono del tipo Calvus, cioè privo di protuberanze e producono sempre acquazzoni o temporali. Se l'instabilità è maggiore, l'evoluzione continua e la nube può raggiungere i 12.000 m. di quota. A tale altezza la temperatura è bassissima per cui l'aria non può salire più di tanto, ma si estende in orizzontale ghiacciandosi; si formano così i Cumulonembi a incudine (v. figura), sicuri portatori di temporali, spesso violenti, che possono essere accompagnati (oltre che da tuoni e fulmini) da vento forte e grandine.
In caso di evoluzione temporalesca, il vento segue un andamento tipico: inzialmente spira in direzione opposta a quella da cui provengono le nubi (verso il temporale); quando il temporale si avvicina il vento si calma (la calma prima della tempesta); infine, quando il cielo è ormai cupo e minaccioso, il vento prende a spirare dalla stessa direzione delle nubi, divenedo forte e vorticoso, mentre la temperatura si abbassa bruscamente. Quando vedrete accadere ciò, dovrete immediatamente cercarvi un riparo perchè la pioggia è imminente. Quando il temporale è passato, il vento torna a spirare dalle nubi che si allontanano e poi torna a calmarsi (la calma dopo la tempesta).
Vediamo ora quali indizi potete sfruttare per prevedere se vi sarà un evoluzione temporalesca. Iniziamo dagli strumenti. Come scritto all'inizio, i temporali frontali sono preceduti da un brusco e notevole abbassamento del barometro oppure da un ulteriore diminuzione in condizioni di pressione già bassa. Pertanto, se durante l'estate, vedete la lancetta del barometro spostarsi rapidamente, con grande probabilità avremo dei fenomeni temporaleschi. Se invece il forte abbassamento si verifica in inverno, è più facile attendersi l'arrivo di pioggia e bufera di vento. Inoltre, quando sembra stia per scoppiare un temporale (anche di calore), può essere utile guardare il movimento della lancetta: se si abbassa anche di poco, la pioggia è ormai inevitabile e imminente; se rimane ferma il temporale sarà di scarsa entità, se infine tende a salire, la pioggia verrà presumibilmente scaricata nelle zone limitrofe, lasciando asciutta l'area in questione. Molto importante è anche l'osservazione dell'igrometro (che indica il tasso d'umidità), preferibilmente collocato all'esterno: l'umidità molto alta, in condizioni di calura, favorisce lo sviluppo di temporali. Un altro segno d'instabilità è l'aumento dell'umidità seguito da una rapida diminuzione: in tal caso c'è da attendersi un acquazzone o un temporale (anche forte) seguito da un ampio rasserenamento. Se invece l'umidità rimane costantemente bassa, i temporali sono poco probabili, anche in presenza di bassa pressione. Il modo più efficace per prevedere i temporali, specie di calore, è però quello di seguire l'evoluzione delle nubi. La presenza di un cielo a pecorelle, causato dagli Altocumuli, d'inverno indica pioggia più o meno prossima e d'estate temporale. Altro indizio di temporale sono gli Altocumuli castellani, gli altocumuli cioè tendenti a formare delle protuberanze, come nella figura in basso. In tal caso c'è da attendersi un temporale a distanza di 8-10 ore.
Questi sono solo segni premonitori, ma la vera causa dei temporali è, come scritto in precedenza, l'evoluzione dei Cumuli. Essi compaiono di norma nella tarda mattinata, quando l'aria si riscalda e subiscono generalmente un modesto sviluppo. Se tutto si svolge in questi termini, il tempo permarrà bello e i cumuli scompariranno nel pomeriggio, lasciando il cielo limpido e sereno. Se invece i cumuli compaiono sin dal primo mattino e tendono a perdurare e ad ingrossarsi, in giornata avremo probabilmento un acquazzone o un temporale. Di cattivo auspicio sono anche i cumuli presenti in serata o in nottata, in tal caso l'atmosfera è instabile e nel mattino seguente saranno favoriti i temporali. Infine, indipendenemente dall'ora, l'indizio più nefasto è dato dai cumuli che s'ingrossano rapidamente. Quando i Cumuli congesti presentano contorni netti ed il cielo è fosco, ci possiamo attendere lo scoppio di un temporale anche di forte intensità; se, invece, i contorni sono altrettanto netti, ma si stagliano su un cielo limpido e la visibilità è buona, avremo al massimo dei brevi rovesci. Quando i Cumuli congesti, divenuti ormai scuri, incominciano a sfrangiarsi perdendo la loro iniziale compattezza, vuol dire che stanno evolvendo in nubi temporalsche; in genere passa circa mezz'ora prima dello scoppio del temporale. L'entità di quest'ultimo dipenderà dallo stadio di sviluppo che raggiungeranno i Cumulonembi (calvi o a incudine), in generale sono tanto più forti quanto più il corpo della nube si presenta massiccio e a contorni netti. Anche l'incudine (quando è presente) può darci delle indicazioni sull'intensità, che sarà tanto maggiore quanto più l'incudine è massiccia e ben formata. L'incudine in figura è ben formata ma ha un corpo esile, per cui non si prevede un temporale eccessivamente violento.
Naturalmente ci sarebbe da considerare molto altro ancora, ma ritengo sia giusto fermarmi qua: tutte queste informazioni hanno bisogno di essere assimilate e all'inzio non sarà per nulla facile applicarle. Farete quindi bene, finchè non vi sarete spratticatati, ad affidarvi al parere degli esperti o meglio ancora a munirvi d'ombrello: non si sa mai...

3 commenti:

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