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lunedì 9 marzo 2009

Una previsione ritardata....ma perfetta sintonia fra intuizioni e scienza

La data che leggete in alto si riferisce al giorno in cui ho incominciato a scrivere la bozza. Il post sarebbe dovuto entrare in rete con il titolo ad effetto "In Emilia Romagna la terra tremerà ancora". Come ricorderete, il 23 Dicembre u. s. un terremoto di magnitudo 4,1 ha colpito l'Emilia Romagna, sopratturtto le province di Parma e Reggio Emilia. In base alla mia esperienza, ero convinto che in questo periodo vi sarebbero state delle nuove scosse, anche se di entità minore a quelle di Dicembre. Consultando internet mi sono però accorto che in realtà la replica da me attesa si era probabilmente già verificata, infatti il 4 Marzo scorso fra l'Emilia Romagna e la Toscana si sono avute alcune scosse di magnitudo 1,9. Avevo così accontonato la bozza. Ora ho però pensato di pubblicarla ugualmente, poichè il contenuto potrebbe comunque risultare interessante. Logicamente ho eliminato l'introduzione, che è quella che ho già sintetizzato e ho leggermente modificato la conclusione.
Esaminiamo, molto brevemente la causa dei sismi. Si tratta di scuotimenti bruschi, forti e prolungati della crosta terrestre, i quali hanno origine nella litosfera, che è l'involucro più esterno della crosta stessa. Il punto in cui si originano (situato nel sottosuolo) è detto ipocentro, da esso le onde sismiche si estendono a raggiera verso le aree circostanti, con un raggio più o meno ampio. Il punto in superficie, posto esattamente al di sopra dell'ipocentro, è detto epicentro.
Esistono essenzialmente due tipi di sismi: quelli causati dalla presenza di faglie e quelli collegati ad attività vulcanica. Questi ultimi, detti appunto terremoti vulcanici, hanno luogo nelle vicinanze dei vulcani attivi e son dovuti a delle fratture della roccia, causate dalla spinta dei gas presenti nel sottosuolo, quegli stessi che danno luogo all'eruzione vulcanica. Le zone situate nelle vicinanze dei vulcani sono dunque zone a rischio di terremoto (zone sismiche).
I terremoti più comuni sono i terremoti tettonici dovuti alla formazione di faglie. Le rocce presenti nella litosfera sono soggetti, per varie cause, a continue pressioni, le quali producono delle deformazioni elastiche della roccia stessa e possono finire per generare dei distacchi, con la conseguente formazione di blocchi distinti, separati da una superficie, detta superficie di discontinuità. In certi casi l'energia accumulata viene consumata interamente nella deformazione e nella frammentazione della roccia, in tal caso i due blocchi rimangono immobili nella posizione originaria; si parla allora di frattura. In altri casi, l'energia accumulata è più forte, per cui una parte di essa si consuma durante la deformazione elastica e la frantumazione della roccia, mentre la parte eccedente dà luogo a un movimento dei blocchi lungo la superficie di discontinuità. Si dice allora che si è originata una faglia.
Se la liberazione di energia avviene in modo lento e prolungato non si ha alcun effetto rilevante, se invece avviene in modo forte e repentino, il moto dei blocchi, all'interno della faglia, sarà tale da generare un terremoto. Quando gran parte dell'energia si sarà consumata, prevarrà l'attrito fra le rocce e il movimento fra i blocchi si arresterà. La faglia continuerà però ad essere presente e da quel momento in poi tornerà ad accumularsi nuova energia. Ogni volta che l'energia diviene tale da superare l'attrito si scatena un nuovo terremoto. In genere quanto più lungo è il tempo trascorso dall'ultimo sisma, maggiore è l'energia accumulata e più forte è il nuovo terremoto. Le zone dove è presente una faglia, sono perciò zone a rischio e vengono segnate sulla cartina delle zone sismiche.
Veniamo ora alle osservazioni personali, frutto della mia stessa esperienza. Il primo terremoto che ho avuto modo di seguire per televisione con una certa attenzione è stato quello del Friuli Venezia Giulia del 6 Maggio 1976. In quell’occasione ebbi modo d’imparare che esiste una prima scossa molto forte a cui fanno seguito numerose altre scosse dette di assestamento, d’intensità progressivamente inferiore. Nel settembre successivo (quando tutto sembrava ormai finito) una nuova scossa di forte intensità colpì il Friuli seminando nuovamente il panico, ma con molti meno danni della prima. Nel periodo successivo seguirono altre scosse d’intensità molto minore ed infine l’attività sismica cessò del tutto. Il 23 Novembre 1980 un terremoto di magnitudo superiore colpì l’Irpinia, provocando ingenti danni e un altissimo numero di vittime. In quell’occasione ero personalmente presente in quella zona in quanto mi trovavo a Napoli per motivi di studio. Alla prima terribile scossa ne seguirono numerose altre, alcune delle quali molto forti, con la gente che tornava a riversarsi per le strade e preferiva dormire fuori. Le persone non credevano più a quello che sentivano dire alla TV e le sentivo mormorare così: “Dicono che sono scosse di assestamento…ma sempre si assesta…?” Per di più gli esperti continuavano a dire che le scosse sarebbero state via via più leggere, invece, dopo una settimana si ebbe una scossa più forte delle altre. Io riflettevo sull’accaduto e giunsi a una conclusione: le scosse successive alla prima sono d’intensità progressivamente minore, ma il loro andamento non è regolare, per cui ogni tanto se ne può avere una più forte delle altre. E’ come una linea che va a complessivamente a scendere ma ogni tanto presenta delle oscillazioni verso l’alto. Circa tre mesi dopo, mentre ero a Gallipoli, una nuova scossa di terremoto seminò nuovamente il panico nell’Irpinia. Nel periodo seguente seguirono altre scosse di minore entità, poi la parentesi fu completamente chiusa. Mi ricordai allora di quanto era accaduto nel Friuli alcuni anni prima e arrivai ad un'altra conclusione. Quando si verica un terremoto, seguono delle scosse di assestamento, con le modalità prima spiegate, che possono durare anche più di una settimana, poi, quando nessuno ci pensa più, dopo alcuni mesi giunge una nuova scossa di rilevante entità. Per un certo periodo la zona sembra non avere pace, poi tutto passa. I terremoti seguenti hanno confermato l’andamento da me ipotizzato, compreso quello di Assisi, alcuni terremoti all’estero, e persino il devastante tsunami del 2004. In quell’occasione, dopo il disastro avvenuto il giorno di S. Stefano, si ebbe una replica proprio il giorno di Pasquetta, sebbene con effetti molto minori.
Secondo il testo di geologia da me usato per preparare l'esame universitario, le cose sembrerebbero tuttavia stare in modo un po' diverso. La casistica includerebbe infatti quattro diverse dinamiche dei terremoti. Il tipo di terremoto più comune è quello in cui si ha una scossa principale, preceduta da piccole scosse premonitrici e seguita da numerose repliche (scosse di assestamento). Un secondo tipo di terremoto è quello in cui mancano le scosse premonitrici: esso si scatena improvvisamente ed è seguito da repliche. Un terzo tipo di terremoto è quello caratterizzato da un lungo susseguirsi di scosse che non raggiungono mai rilevante entità e sono intervallate da scosse ancora più deboli. Infine l'ultimo caso è quello in cui (come nel caso del Friuli) si verificano due terremoti a distanza di alcuni mesi, ciascuno con le sue scosse premonitrici e le sue repliche. Il secondo terremoto pur essendo collegato alla stessa causa che ha provocato il primo ha un epicentro vicino, ma non coincidente, con quello del primo (V. Pompeo Casati, introduzione alla geologia, vol. I).
Dunque la replica tre- quattro mesi dopo, da me ipotizzata, avverrebbe solo in certi terremoti. Come mai allora in tutti i casi da me osservati tale replica, c'è sempre stata, sia pure a volte in forma molto lieve? Rileggendo in questi giorni il testo mi sono accorto che in realtà la discordanza fra me e il Casati non esiste; infatti più avanti si legge che, la previsione del secondo terremoto (quando questo avviene) è difficile, poichè le scosse premonitrici possono essere scambiate per repliche del terremoto precedente. Ciò significa che, anche quando non si verifica un nuovo terremoto (con epicentro leggermente diverso), a distanza di alcuni mesi vi sono comunque delle repliche collegate al primo terremoto. E' immaginabile che esse siano tanto più forti quanto più forte è stato il terremoto di alcuni mesi prima; ad esempio in Campania furono abbastanza forti da spingere la gente in strada, mentre in altri casi se n'è fatto solo un accennno nei notiziari. Anche se in forma lieve tali repliche giungono però immancabilmente e si sono puntualmente verificate anche stavolta, anche se io me ne sono accorto solo consultando internet.
Essendoci già state, ritengo che non si debba più temere, salvo che non siamo nel temuto caso del terremoto doppio ed esse siano delle scosse premonitrici, ma spero di no!

1 commento:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie