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sabato 2 agosto 2008

Arrivo nuotando!!!

Siamo in pieno clima estivo e con le olimpiadi alle porte, non credo vi sia momento più adatto per trattare quest’argomento: il nuoto. Non farò una trattazione di carattere tecnico, la quale richiederebbe una preparazione specifica, ma farò un po’ di storia del nuoto e una carrellata dei vari stili esistenti.

Il nuoto è stato quasi certamente praticato dall’uomo sin dai tempi preistorici, data la necessità di muoversi in mare e di attraversare corsi d’acqua. Alcuni testi antichi, soprattutto greci e romani, insieme ad alcune antiche raffigurazioni, ci permettono di affermare che, in tempi remoti, gli uomini nuotavano con uno stile che somigliava molto all’attuale crawl, con le due braccia alternativamente fuori dall’acqua e il movimento delle gambe. Successivamente, però, la maggior parte delle popolazioni preferì passare ad uno stile che si può considerare una sorta di rana semplificata, con la testa fuori dall’acqua. Per molti secoli il nuoto non subì evoluzioni, anzi, nel medioevo, la sua pratica veniva sconsigliata perché si pensava che favorisse il diffondersi di epidemie.

Il primo saggio sul nuoto, intitolato “ Colymbetes “, fu scritto nel 1538 da Nicholaus Wyman il quale descrive la bracciata a rana come “ la bracciata che tutti devono imparare come bracciata scientifica”. Seguirono diversi altri libri. Fu solo però all’inizio del 19° secolo che lo stile rana fu migliorato adottando una battuta di gambe simile a quella attuale. Così lo stile crawl fu abbandonato per secoli, anche se si pensa che le popolazioni che risiedevano sull’oceano continuassero ad usare uno stile abbastanza simile ad esso.

Nel corso del XIX secolo, l’avvento del nuoto come disciplina sportiva, portò gli atleti a cercare di affinare la tecnica, incentivati anche dal fatto che, vi era piena libertà di scelta dello stile da adottare nella gara. Dalla rana si passò così alla bracciata laterale; si trattava in pratica di una specie di rana nuotata di fianco, poiché si riteneva che, ruotando il corpo su di un lato, diminuisse la resistenza dell’acqua. Tale stile era noto col nome Bracciata laterale subacquea ( underarm side stroke ). Successivamente i nuotatori scoprirono che potevano ridurre la resistenza dell’acqua recuperando un braccio fuori dall’acqua invece che nell’acqua. Si trattava di stare distesi di fianco e di usare un braccio a mo’ di pagaia. Questa bracciata era praticata inizialmente dagli Indù del Gange e fu notata per la prima volta da ufficiali inglesi che lo fecero conoscere in Europa alla metà del XIX secolo, essa è conosciuta come Bracciata laterale fuori dall’acqua inglese (british overarm side stroke). A reinserire la doppia bracciata fu John Trudgen che lo aveva appreso dagli indigeni del Sudafrica e lo aveva importato nel 1873, grazie ad esso stravinse le olimpiadi. La difficoltà della bracciata Trudgen era la mancanza di continuità; infatti era molto saltellante a causa dell’alternanza di una gambata a rana ogni due bracciate. Per ovviare a questo problema venne utilizzato un accorgimento: la combinazione di una sforbiciata con le gambe e l’azione della bracciata Trudgen. Seguendo l’introduzione della bracciata alternata fuori dall’acqua, si arrivò alla conclusione che poteva essere molto più semplice non muovere le gambe a sforbiciata ma utilizzare l’attuale battuta di gambe. Con l’introduzione della suddetta gambata e la bracciata Trudgen, nacque il Crawl moderno. I primi ad imporlo agli inizi del XX secolo, furono i fratelli australiani Wichham, che l'avevano imparato dai nuotatori delle isole Salomone, e Dick Cavill, che lo teorizzò nel 1902. Ben presto esso s’impose come lo stile predominante e più veloce e successivamente venne affinato fino allo stile attuale, grazie anche al lavoro del Dr. Thomas K. Cureton ( 1934 ), considerato il padre della ricerca sul nuoto.

Gli stili attualmente usati nelle competizioni sono cinque. Ve ne do una sommaria descrizione:

Crawl

E’ lo stile che presenta meno attriti con l’acqua ed è quindi il più redditizio ai fini della velocità e della continuità d’azione. Si nuota sul petto, in posizione prona: l’azione degli arti permette l’avanzamento del nuotatore. Le braccia si muovono in forma alternata, che prevede una parte subacquea, con una fase di presa-trazione-spinta (da braccio in linea col tronco fino all’altezza della coscia, e una di recupero, che avviene col passaggio del braccio fuori dall’acqua eseguito con molta scioltezza. La mano di ogni arto, normalmente tesa, prende l’acqua sulla linea anteriore della spalla prima di ritornare in presa per un’altra bracciata dopo le azioni descritte.Tra le due azioni si compie anche la respirazione, che comporta un movimento inspiratorio (fatto con la rotazione del capo da un lato) e uno espiratorio con viso in immersione.L’azione degli arti inferiori è importante non solo per l’avanzamento ma anche per il galleggiamento e l’equilibrio del corpo. Gli arti inferiori sono distesi e non rigidi, con le punte dei piedi leggermente all’indietro e compiono un movimento alternato, con direzione dall’alto in basso e viceversa.Chi è attento e interessato alle attività acquatiche, avrà senza altro notato come lo stile libero sia la nuotata più usata nelle diverse discipline collaterali.

Nelle cosiddette gare di stile libero, il nuotatore non ha in realtà vincoli alla scelta dello stile ma in pratica adotta sempre il crawl che è il più veloce; da qui la coincidenza fra i due termini. Il solo caso in cui il crawl è obbligatorio è la porzione di stile libero delle gare di Misto.

Dorso

La nuotata sul dorso ha come caratteristica principale la posizione distesa supina sull’acqua, a faccia in su, quindi senza problemi per la respirazione. Il corpo in acqua deve essere esteso e orizzontale per offrire la minor resistenza possibile; solo il capo è leggermente flesso avanti. Gli arti inferiori hanno una funzione stabilizzatrice e propulsiva, che si compie con movimenti alternati ascendenti e discendenti delle gambe che devono essere allungate senza rigidità. Gli arti superiori hanno il compito di far avanzare il nuotatore ed effettuano una fase di presa-trazione-spinta in acqua e una fase di recupero.

Rana

Anche la nuotata a rana utilizza la posizione prona del corpo, ma la sua caratteristica è che sia gli arti inferiori che quelli superiori si muovono in forma simmetrica, simultanea e completamente sotto la superficie dell’acqua. Dalla posizione allungata del corpo (la testa è un po’ più alta dei piedi, che sono uniti “a martello”), con le braccia distese e il palmo delle mani rivolto in basso, si raccolgono le gambe a ginocchia divaricate con le punte dei piedi girate in fuori. Distendendo vivacemente le gambe verso l’esterno (calcio-spinta) si spinge l’acqua utilizzando anche la pianta dei piedi per far avanzare il corpo. Quindi le gambe si chiudono e i piedi si estendono prima di iniziare un nuovo ciclo. Gli arti inferiori, oltre ad un'azione propulsiva quasi uguale a quello a degli arti superiori, hanno anche la funzione di mantenere l’equilibrio del corpo in acqua. La rana è la nuotata meno veloce fra le specialità del nuoto, sia perché si nuota quasi del tutto immersi, sia perché la tecnica richiede dei movimenti di recupero che sono più ampi e lenti che negli altri stili. Praticata in modo tranquillo e col capo in superficie permette un’andatura riposante.

Delfino

Si pratica in posizione prona, come le precedenti nuotate. Conoscendo il crawl, diventa facile apprenderne la tecnica. I movimenti della nuotata a delfino sono infatti simili a quelli dello stile libero, con la differenza che sono fatti in modo simmetrico, sia dagli arti superiori sia da quelli inferiori. Si avanza nell’acqua soprattutto per l’azione delle braccia, che da distese avanti (con le mani alla larghezza del capo) si portano contemporaneamente indietro, effettuando un tempo di trazione finché arrivano all’altezza del petto e uno di spinta dal petto alle cosce, che serve ad elevare le spalle e il capo per inspirare; l’espirazione avviene a capo immerso durante il recupero delle braccia. La denominazione di questo stile è derivata dal fatto che esso riproduce i movimenti del mammifero omonimo.

Farfalla

Uno stile per certi versi ibrido rispetto al delfino e alla rana è quello detto a farfalla. In questo caso il movimento è semplificato rispetto al delfino e più complesso - per certi aspetti - rispetto alla rana. La parte superiore del corpo pertanto riproduce la spinta del delfino, il che significa che elemento fondamentale di questo stile è rappresentato dalla bracciata. Qui gli arti superiori entrano ancora una volta in acqua leggermente piegati (gomiti rivolti all'esterno), mentre le dita sono puntate sostanzialmente all'interno, tanto è vero che la prima parte delle mani ad essere immersa è costituita dai pollici. "Presa l'acqua" come si dice in gergo, il braccio viene disteso, le mani si muovono delineando una sorta di curva e la testa viene mossa in perfetta coordinazione con le braccia, facendo in modo tale che si possa curare al contempo la respirazione. Stile che comporta un grande dispendio di energie, la farfalla richiede che si respiri nella fase del recupero delle braccia al corpo e che la testa vada sotto la superficie dell'acqua dal momento in cui le mani sono distese in avanti. Per le gambe, la farfalla adotta invece la dinamica motoria della rana, vale a dire con piede a martello e grande spinta da parte della zona lombare e dell'articolazione del ginocchio. In alcuni casi la farfalla viene considerata come uno stile propedeutico al delfino che, per chi è alle prime armi, viene infatti considerato di più difficile realizzazione.

Propedeutica al nuoto è ovviamente l’acquisizione della piena padronanza nel galleggiamento. La maggior parte della spinta necessaria a questo scopo è garantita dallo stesso principio di Archimede, in quanto il corpo umano, essendo costituito in gran parte di acqua, ha densità all’in circa uguale a quella dell’acqua circostante. E’ proprio questo che crea agli inesperti la difficoltà d’immersione subacquea. Perciò, allo scopo di galleggiare è sufficiente muovere leggermente braccia e gambe. Una volta acquisita padronanza si può galleggiare in qualunque posizione: con le gambe ferme, le braccia sollevate e così via, come avviene in talune discipline: pallanuoto, nuoto sincronizzato, ecc. Esiste un modo per galleggiare restando completamente immobili ed è quello di distendersi supini sulla superficie dell’acqua, con le braccia allargate (il morto). In tal caso si sfrutta esclusivamente la spinta di Archimede ed è solo il dannoso movimento dovuto alla paura che può fare affondare.

Uno stile di transizione fra il galleggiamento e il nuoto vero e proprio e il cosiddetto stile a cagnolino, che i bambini apprendono quando imparano a nuotare. Si tratta di muoversi lentamente stando raggomitolati per l’appunto come un cagnolino posto in acqua e muovendo le braccia come se fossero le zampe anteriori. Prima di concludere questa trattazione, permettetemi di citare lo pseudostile di nuoto detto scherzosamente dagli antichi gallipolini “alla femmana”, cioè stile donna, perché le donne solevano in passato nuotare quasi esclusivamente così. Si trattava semplicemente di stare un po' di fianco e di spostare dolcemente l’acqua allungando entrambe le braccia dallo stesso lato. In realtà, alla luce della storia letta prima, ci rendiamo conto che doveva trattarsi di un residuo degli stili “anderarm side” e “overarm side”, superati poi dal “crawl” che verosimilmente si diffuse prima fra gli uomini e molto dopo fra le donne.

Con quest’ultima personale osservazione mi congedo per ora da voi, sperando con la mia trattazione di aver soddisfatto qualche vostra curiosità e di aver risvegliato l’interesse per questo utile sport.

Buon proseguimento di vacanze a tutti

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