Che ora è...nel mondo?

venerdì 27 luglio 2007

Le nuove di Paperbat

Per quanto concerne la notizia riguardante l'abbattimento dell'Ampelea, Paperbat fa una correzione: la fatidica data in cui ci saranno le prime firme per lo sgombero è il 5 Agosto e non il 5 Settembre, come scritto in precedenza.
Un'altra notizia riguarda il concerto gratuito di Raf che si terrà a Gallipoli il 10 Agosto nell'area portuale, per il Tour Arancio: ci voleva proprio in ques'estate torrida ma con poche attrazioni! Il programma completo dei concerti nel Salento potete trovarlo nel blog di Redbaron.

domenica 22 luglio 2007

S.Cristina compatrona di Gallipoli

Come ogni anno, a Gallipoli, inizia domani la festa di S. Cristina, una festa alla quale i gallipolini non sanno o forse non posono rinunciare, anche se, in anni di crisi comunale come questo, presenta un programma più scarno. L'origine della festa risale al 1867, quando la Santa, avendo salvato la nostra città da una grande epidemia di colera, assunse il titolo di compatrona di Gallipoli, venendo accostata ai nostri due santi protettori: S. Sebastiano e S.Agata. La devozione dei gallipolini per S.Cristina è però molto più antica, tanto che esisteva (ed esiste tuttora) una cappella a lei dedicata che risale probabilmente al XIV secolo, situata sulla banchina prospiciente piazza Canneto (oggi piazza Aldo moro). Vediamo di riassumere l'origine del culto.
Santa Cristina è una martire cristiana, nata a Bolsena al tempo di Diocleziano. Suo padre Urbano, prefetto romano acerrimo persucutore dei cristiani, la educò alla religione pagana, tanto che secondo certe fonti divenne inizialmente vestale. Ad ispirare la sua conversione fu Massimina, una delle sue educatrici e secondo taluni sua ancella, la quale le insegnò di nascosto la dottrina cristiana. La fanciulla se ne convinse al punto tale da essere pronta a sopportare e a sfidare tutto e tutti per amore del Signore. Per questa sua scelta dovette subire le ire e gli atroci castighi del padre prima e dei suoi successori poi; scampata più volte alla morte in modo prodigioso, fu infine uccisa a frecciate nell'anfiteatro romano, in esecuzione della condanna inflitta dal prefetto Giuliano. La sua fama e la sua devozione si diffusero ben presto nel mondo cattolico. Il culto da parte dei gallipolini incominciò proprio in occasione di una pestilenza che colpì l'Italia intera. Si narra che, in tale circostanza Suor Pirelli (una claustrale dell'ordine delle clarisse) ebbe una visione: una fanciulla vestita di bianco, con una corona di rose in testa, colpiva un cane a bastonate e lo faceva annegare nelle acque del mare. In punto di morte, la suora, già in odore di santità, svelò il senso della visione: la fanciulla era S. Cristina che affondava il cane, ossia la pestilenza, nel mare di Gallipoli. La profezia si avverò, infatti la pestilenza raggiunse i paesi limitrofi ma lasciò indenne Gallipoli. Poco tempo dopo la signora De Tommasi, che abitava a Gallipoli nelle vicinanze del luogo in cui poi fu costruita la cappella, fu protagonista di un evento prodigioso. Tutte le mattine vedeva una fanciulla simile a quella descritta da suor Pirelli seduta vicino al mare, che sorridendo osservava il paese. Un bel giorno la fanciulla rivelò alla signora di essere Cristina da Bolsena e chiese che fosse edificata in quel posto una cappella in suo onore. Detto questo scomparve e d'allora non si vide più. Fu così che nacque la cappella di S. Cristina. In seguito però la cappella fu sconsacrata e per lunghi anni (forse secoli) fu adibita ad altri usi: deposito di alici, ricovero dei pescatori, ecc. Il culto di S. Cristina andò però avanti nella vicinissima chiesa del Canneto. Giungiamo così al miracolo! Nel 1866 scoppiò una grave epidemia di colera e stavolta Gallipoli fu fra i comuni più colpiti, molti dei suoi abitanti si spostarono nella vicina Alezio, rimasta ancora incontaminata. Poco dopo però il morbo si fece sentire anche lì, tanto che i gallipolini preferirono tornare alle proprie case. Mons. La scala, vescovo di Gallipoli, organizzò delle veglie di pregniera per invocare le intercessioni dei santi patroni: S. Agata e S. Sebastiano e in Cattedrale furono esposte le loro statue; ma il morbo non cessò. Vennero allora esposte, in adorazione, le ossa di S. Fausto, ma l'epidemia continuò a mietere vittime. Finchè un giorno giunse dal vescovo Don Serafino Consiglio, un sacerdote gallipolino rettore della chiesa della Purità, il quale disse: "Eccellenza, se si vuole che l'epidemia cessi, dobbiamo rivolgerci a S. Cristina!". E così dicendo raccontò la storia delle visioni che vi ho appena descritto. Il vescovo rimase tanto impressionato dal raccnto che espose immediatamente in Cattedrale un quadro di Santa Cristina ed organizzò delle suppliche in suo onore. Da quel giorno in poi, il colera cessò e non ci fu più alcuna vittima fra i gallipolini. Si decise allora di organizzare un triduo di ringraziamento in onore della Santa di Bolsena e si scelse come luogo proprio l'omonima cappella che, in quell'occasione, venne definitivamente riconsacrata e rapidamente allestita per permettervi lo svolgimento della messa. Successivamente la confreternita della Purità presentò ai fedeli una statua del De Lucrezis: S. Cristina con una cagnetta accanto, simbolo della pestilenza. E' la statua che tuttora viene portata in processione per terra e per mare.

S. Cristina divenne compatrona di Gallipoli, con lo speciale titolo di nostra protettrice contro le pestilenze e a partire dall'anno seguente incominciò ad essere festeggiata ogni 24 Luglio con gran solennità. Da allora in poi la pestilenza non colpì più la nostra città, neppure nel 1886 quando vennero colpiti tutti i paesi del circondario. Fin qui la storia! Intorno alla statua del De Lucrezis è però sorta anche una leggenda secondo cui la pestilenza si scatenerebbe ogni qualvolta la cagnetta, riuscendo a sfuggire al controllo della Santa, si allontana dal piedistallo e va in giro a diffondere il morbo, e cesserebbe quando la cagnetta torna al suo posto. Ancora oggi alcune persone anziane, guardando la statua esclamano: "Mai sia ci 'nde scappa lu cane!", ossia: "Guai se le sfugge il cane!".

Cara vecchia Ampelea addio!

Ogni inizio ha una sua fine! Così recita un vecchio adagio, anche se a volte la fine sembra non dover giungere mai. E' il caso del vecchissimo isolato situato a Gallipoli nei pressi di Villa Carducci, adiacente per l'appunto a via Ampelea e che tutti i gallipolini chiamano convintamente Ampelea o meglio "Ampalea", quasi che questo vocabolo fosse contenuto nelle prime pagine del dizionario della lingua italiana per indicare un'improbabile costruzione per molti versi incompiuta, dalle rossastre pareti esterne, con un tetto che ricorda le costruzioni "Plastic City". Da decenni ormai si parlava dell'abbattimento di tale vecchio e sprecato isolato di proprietà del comune, ma a rendere le cose difficili ha contribuito l'opposizione dei suoi inquilini: le tante persone che molti anni fa lo hanno abusivamente occupato per abitarvi o adibirlo a luogo di lavoro, facendo sorgere al suo interno case, garage e officine varie. Quest'ultime, dopo averne a lungo usufruito gratuitamente, ne hanno difeso strenuamente il possesso, opponendosi ad ogni tentativo di sfratto e dimostrando cavillosamente i propri diritti. Ora finalmente l'accordo è stato raggiunto: gli occupanti lasceranno l'isolato in cambio di una buona uscita; secondo quanto mi ha appena comunicato il solito Paperbat, il comune ha già proveduto al pagamento e il 5 Settembre è previsto l'inizio dello sgombero, l'abattimento dovrebbe avvenire fra Ottobre e Novembre di qust'anno anche se ritengo che possa passare un po' di tempo in più. Inutile dire che con l'Ampalea andrà via un pezzo della storia gallipolina e della nostra stessa storia. Spero almeno che in tale occasione venga organizzata una cerimonia, un discorso, magari i fuochi d'artificio, non si può certo assistere indifferenti all'azione distruttrice delle ruspe. Non verrà certo abbattuto un semplice grattacielo, un antico teatro o un vecchio mausoleo...ragazzi si tratta dell'Ampalea!!!

domenica 15 luglio 2007

Test dei sacchetti: ecco la soluzione!

Visto che finora non è giunta nessuna risposta e ritengo che nessuna ne giungerà in seguito (tanto più che il testo dell'indovinello è da tempo passato fra i post più vecchi), penso che sia giunto il momento di rivelare la soluzione dell'indovinello del 26 Aprile scorso, magari vi sarà da sprone per risolvere i prossimi test! Riporto prima il suo testo per evitarvi il fastidio di andarvelo a cercare.
Abbiamo 10 sacchetti, 9 di essi contengono 10 monete autentiche del peso di 1 g. l'una, 1 di essi contiene invece 10 monete false, identiche in tutto tranne che per il peso che è di 0,9 g. l'una. Disponendo di una bilancia ad un piatto di altissima precisione e facendo una sola pesata, come è possibile scoprire qual è il sacchetto incriminato? N.B. Per semplicità viene trascurata la tara, i sacchetti vuoti vengono cioè considerati privi di peso.
Ed ecco la soluzione. I 10 sacchetti pesano complessivamente g. 99. Prima di pesarli si toglie una moneta dal primo sacchetto, 2 monete dal secondo, 3 monete dal terzo e così via, sino a togliere 10 monete dal decimo, in totale verranno tolte 55 monete. Il peso finale dipenderà da quante monete false (e da quante autentiche) avremo tolto. Se il sacchetto incriminato è il primo, verrà tolta una sola moneta da 0,9 g. e 54 monete da 1 g., per cui i sacchetti verranno a pesare g. 44,1 (99-54,9), se invece il sacchetto incriminato è il secondo, verranno eliminate 2 monete false e 53 monete autentiche, il peso dei sacchetti risulterà perciò g. 44,2, se il sacchetto contenente le false è il terzo, avremo un peso di g.44,3 e così via. Dal peso potrete quindi capire di quale sacchetto si tratta; in pratica basta guardare il decimale del peso (se è 44,1 si tratta del primo, 44,2 del secondo......44,9 del nono, se il peso è 45 g. si tratta del decimo). Elementare vero?..........O no?

venerdì 6 luglio 2007

Sulle tracce di Giove

Tempo fa scrissi del pianeta Venere e vi diedi delle utili indicazioni per poterlo individuare. Attualmente, mentre Venere è ancora ben visibile, si può agevolmente osservare in contemporanea anche un altro pianeta e cioè Giove.
La sua luminosità apparente è inferiore a quella di Venere ma superiore a quella di qualunque stella. Si distingue inoltre per la sua luce chiara e tranquilla (non pulsante come quella delle stelle); in questi giorni potrete scorgerlo guardano a Sud-Est subito dopo il tramonto del sole, anche se, per vederlo luminosissimo, dovrete attendere che il cielo sia completamente buio. Raggiunge la sua massima altezza a Sud intorno alle 22,20 ora legale per tramontare a notte inoltrata. In questa fase, per la verità, raggiunge un' altezza e una luminosità alquanto modeste, per cui è meno appariscente del solito. Il moto apparente di Giove è ben diverso da quello che ho descritto per Venere; tanto per cominciare mentre Venere è visibile solo per poche ore, prima dell'alba o dopo il tramonto, Giove, in certi periodi, può restare in vista anche per l'intera notte. Nel corso della nottata, così come tutti gli astri, lo vedrete muoversi da est a ovest (a causa della rotazione terrestre), di sera in sera andrà però sorgendo prima e tramonando prima, per cui, se lo osserverete ad un'ora fissa, lo vedrete spostato sempre più ad ovest e, nel giro di alcuni mesi, vi apparirà in fase di tramonto. Consideriamo il ciclo completo.
In taluni periodi, Giove sorge e tramonta insieme al sole ed è quindi invisibile ad ochio nudo. Di giorno in giorno va però anticipando il suo sorgere e lo si può vedere levarsi ad est prima dell'alba; pian piano il distacco dal sole si fa sempre maggiore e resta in vista sempre più a lungo prima di essere oscurato dalla luce del giorno. A furia di anticipare finisce per sorgere prima della mezzanotte, dominando così il cielo per tutta la seconda parte della nottata. Giungiamo così alla situazione attuale, in cui Giove sorge la sera ed è visibile per gran parte della nottata, andando a tramontare ad ovest prima del sorgere del sole. Continuando però ad anticipare finirà per sorgere prima del tramonto del sole, per cui nella prima parte del suo cammino sarà oscurato dalla luce del giorno, al tempo stesso tramonterà sempre prima, restando così in vista per un tempo via via minore. Continuando così finirà di nuovo per sorgere e tramontare con il sole e saremo tornati al punto di partenza. In definitiva, escluso il periodo in cui esso sorge e tramonta con il sole, Giove è visibile per un tempo più o meno lungo a seconda che il suo percorso sia più o meno disgiunto da quello del sole, in taluni periodi è però visibile solo nella seconda parte della notte ed è perciò difficile da osservare. Se provate a confrontare il moto di Giove con quello descritto a suo tempo per Venere la differenza risulterà evidente: quest'ultimo infatti anticipa e posticipa ciclicamente il suo sorgere (e il suo tramonto) e si sposta avanti e indietro rispetto al sole, Giove, invece, si muove in un'unica direzione: anticipa sempre più il suo sorgere e si sposta sempre più ad ovest rispetto al sole, doppiandolo alla fine di ogni giro. L'intero ciclo dura circa 13 mesi, in pratica lo vedremo di nuovo sorgere e tramontare come in questi giorni nell'Agosto 2008, nel Settembre 2009, ecc.
Ci sono altri tre pianeti visibili ad occhio nudo: Mercurio, Marte e Saturno. Senza bisogno di tornare sull'argomento, possiamo generalizzare nel seguente modo: i pianeti interni (quelli che si trovano fra la Terra e il Sole) hanno un moto apparente simile a quello descritto per Venere, i pianeti esterni (quelli che hanno un'orbita esterna rispetto a quella della Terra) hanno un moto apparente simile a quello appena descritto per Giove. Pertanto Mercurio ha un moto apparente simile a quello di Venere, mentre Marte e Saturno hanno un moto apparente simile a quello di Giove. Urano, Nettuno e Plutone non sono visibili ad occhio nudo e sono stati perciò scoperti solo con l'avvento del telescopio, essendo pianeti esterni hanno un moto apparente simile a quello di Giove. I pianeti conosciuti sin dall'antichità sono dunque cinque: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Ad essi venivano aggiunti anche il Sole e la Luna, che venivano considerati pianeti (cioè erranti) poichè anch'essi cambiano posizione rispetto alle Stelle Fisse. Si giungeva così a 7 pianeti (numero peraltro simbolico) associati ai sette giorni della settimana. La Terra invece non era considerata pianeta perchè ritenuta immobile al centro dell'Universo.
Ho voluto trattare quest'argomento, in quanto i post su Venere e la Stella Polare mi risultano essere stati graditi, se così non fosse e questi o altri argomenti trattati dovessero annoiarvi, vi prego di rilasciare un commento. Fatemi sapere!